Sfide d’impresa: quando l’Alternanza Scuola Lavoro diventa Open Innovation
Prendete una azienda con un bisogno di comunicazione da risolvere; generalmente, si rivolge a una agenzia: spiega i propri obiettivi, riceve una serie di proposte per una campagna, sceglie quella che preferisce che viene realizzata.
Oppure c’è chi, come SAF – azienda per il trasporto urbano e extraurbano di Udine e Friuli Venezia-Giulia – decide di coinvolgere gli studenti.
Questa è stata la nostra ultima sfida.
Lo scorso 6- 8 febbraio, su richiesta del nostro partner locale AnimaImpresa, siamo tornati a Udine al Liceo Caterina Percoto, a cui siamo particolarmente affezionati, in quanto istituto dove abbiamo realizzato – ormai più di 2 anni fa – il nostro primo workshop A scuola di crowdfunding.
La sfida, però, stavolta era diversa: non si tratta di crowdfunding, ma di co-progettare con gli studenti un servizio per una azienda, appunto la SAF, che ha deciso di coinvolgere 2 classi nella progettazione di una campagna di comunicazione e di una serie di iniziative volte a sensibilizzare all’uso dei mezzi pubblici in modo corretto e responsabile, in modalità Alternanza Scuola Lavoro: 3 mattine, per un totale di 15 ore, in cui i ragazzi hanno ideato, sviluppato, prototipato e presentato le loro proposte, attraverso la metodologia del design dei servizi.
La domanda a cui abbiamo cercato di rispondere era:
come promuovere l’utilizzo del mezzo pubblico come momento di integrazione (e non di scontro)?
[il programma dei 3 giorni]
Giorno 1: personas e brainstorming
La prima mattina è volata tra un post-it e l’altro. I ragazzi hanno costruito una mappa mentale attorno alla sfida partendo da 4 parole chiave: incontro, mezzo pubblico, interazione e scontro. Sono emersi tanti punti di vista e parole chiave che abbiamo raggruppato in 6 temi, a partire dai quali i ragazzi si sono divisi in 6 gruppi.
Ogni gruppo ha poi lavorato collettivamente sulla definizione delle persone su cui lavorare: a chi ci rivolgiamo? come si chiama? quanti anni ha? quali sono i suoi sogni? e i suoi bisogni?
Queste erano le domande a cui rispondere per strutturare il nostro potenziale utente/beneficiario e renderlo il più possibile umano, concentrandosi soprattutto sulla parte emozionale.
Sono usciti otto profili (personas) per gruppo che ci hanno consegnato uno spaccato della realtà dei giovani studenti di Udine di cui ignoravamo l’esistenza: ad esempio, l’alto livello di seconde generazioni (migranti da tutta italia come dall’estero) oppure la figura dei Trapper.
Ogni gruppo, ha poi scelto su quale profilo focalizzarsi ed ha lavorato, in modalità brainstorming, sull’individuazione di possibili soluzioni per risolvere il problema di ognuna delle personas individuate.
[il momenti di creazione collaborativa delle personas]
Giorno 2: ideazione e storyboard
Il lavoro è proseguito con l’ideazione della soluzione, tenendo sempre ben presente la persona individuata. Ogni gruppo ha selezionato 3 tra le idee emerse durante il brainstorming a partire dalle quali ha sviluppato un potenziale servizio seguendo l’idea canvas [vedi foto seguente]
Come funziona la nostra soluzione? A cose serve? Perché è importante per il nostro utente/beneficiario?
Una volta definito, è arrivato il momento dello storyboard. Mutuato dal mondo del video o del fumetto, è uno strumento che consente di rappresentare la soluzione immaginata come una storia, obbligandoci a ragionare nei dettagli come nella visione d’insieme, considerando i vari passaggi: come il nostro utente viene a conoscenza del servizio? come lo utilizza?
Ogni passaggio viene poi disegnato, con lo scopo di visualizzare i vari step dell’utilizzo del servizio, capire quali sono i punti di contatto con i potenziali utenti e quali elementi possono essere migliorati o modificati. Ogni gruppo ha poi raccontato la propria storia al resto della classe, raccogliendo feedback positivi (I Like) e feedback costruttivi (I wish).
[storyboard]
Giorno 3: dallo storyboard al prototipo
Ci siamo presentati in classe con scatole di cartone, pongo, adesivi, matite, pennarelli, forbici, taglierini. Perché non c’è niente di più divertente del costruire – letteralmente – un prototipo della propria idea. Vederla realizzata fisicamente, infatti, consente di capire cosa funziona e cosa no, cosa può essere modificato e cosa eliminato.
[alcuni dei prototipi realizzati]
I ragazzi hanno realizzato dei capolavori: modellini di autobus, applicazioni (con tanto di mano per simulare il touch dello smartphone), modelli di ristoranti e stazioni di servizio.
Alle ore 12.00 ogni gruppo ha presentato la propria idea a Lorenza Larese, responsabile marketing di SAF e Andrea Del Gobbo dell’agenzia comunicazione di Udine direWeb, venuti appositamente per conoscere e valutare le idee emerse e la loro fattibilità.
Queste in breve le soluzioni immaginate dai ragazzi:
- un social network per mettere in contatto chi viaggia sulla stessa linea, così da ampliare le proprie conoscenze e interagire con gli altri compagni di viaggio;
- un sistema di sconti e promozioni per gli studenti più meritevoli – in base al rendimento scolastico – da utilizzare in una serie di esercizi commerciali convenzionati, distinguibili grazie al fatto di condividere un’esposizione diffusa delle opere realizzate da artisti emergenti, affisse sia all’interno degli autobus – per disincentivare il vandalismo trasformando non-luoghi in luoghi – sia negli esercizi commerciali affiliati;
- una serie di laboratori con i bambini delle scuole elementari finalizzati alla realizzazione di decorazioni degli autobus (interni e esterni), combinandoli anche a percorsi di educazione all’uso corretto e responsabile dei mezzi pubblici;
- una serie di racconti scritti dai viaggiatori partendo dalla propria storia, appesi all’interno degli autobus (ad esempio dietro i sedili), cosicché chi vuole possa leggerli, per abbattere i pregiudizi e dimostrare che in fondo, siamo tutti uguali;
- playlist musicali condivise, da ascoltare sull’autobus e avere un’occasione di conoscenza e incontro;
- un sistema di incentivo all’acquisto degli abbonamenti che dia pass gratuiti per concerti di artisti locali emergenti, organizzati sugli autobus o alle fermate, per incentivare all’uso responsabile del mezzo e promuovere giovani talenti.
Idee centrate sulla desiderabilità dell’utente e sull’impatto sociale creato: innovative e in parte realizzabili. Tanto che alcune saranno prese in considerazione dalla SAF stessa per capirne la fattibilità.
Epilogo
L’azienda, in percorsi come questo, entra in contatto con la propria utenza, ne conosce i bisogni, i punti di vista, la creatività, struttura un servizio partendo dall’utente finale (o da una parte di questo). Inoltre, fa entrare al proprio interno modalità e soluzioni innovative, altrimenti impensabili.
Gli studenti, da parte loro, hanno la possibilità di sviluppare nuove competenze, spendibili anche in altri contesti, sperimentano nuove metodologie, lavorano in gruppo, si mettono in gioco e si confrontano con sfide reali, cosa che non succede spesso a scuola.
Da parte nostra, possiamo solo dire che l’esperienza è stata bellissima: come già sperimentato in altri workshop, lavorare con i giovani ti mette in contatto con l’energia, la voglia di fare, la creatività. Ti permette di mettere in discussione le tue certezze e ti arricchisce moltissimo, dal punto di vista professionale e umano. Quando poi leggi feedback come questi [foto], la stanchezza svanisce e sei consapevole che, forse, la strada è proprio quella giusta.
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[…] SAF potrà attingere per una effettiva implementazione in azienda. Rimandiamo al suggestivo resoconto di Elena Giuntoli sul sito di School Raising per entrare nel vivo della tre giorni all’insegna di creatività e open innovation. Il […]
[…] avevamo raccontato qui la nostra esperienza a Udine e i 3 giorni di co-progettazione, con gli studenti del Percoto, di […]
[…] SAF potrà attingere per una effettiva implementazione in azienda. Rimandiamo al suggestivo resoconto di Elena Giuntoli sul sito di School Raising per entrare nel vivo della tre giorni all'insegna di creatività e open innovation.Print […]
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