Ort-Attack: quando la community fa la differenza

Alle Serre dei Giardini Margherita, nel cuore di Bologna, c’era, fino all’anno scorso, un vecchio orto comunale abbandonato da anni.

Oggi quest’orto è il punto di incontro di un community garden, cioè gruppo di cittadini che una volta alla settimana si incontra per zappare, annaffiare, piantare, ma sopratutto per stare insieme. Quest’orto è anche il cuore del progetto Ort – Attack, attivo sulla nostra piattaforma.

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[membri del community garden a lavoro nell’orto]

L’orto delle serre  è condivisione, incontro, socialità, scambio e da qualche mese è lo spazio di sperimentazione del progetto Ort Attack, promosso da Kilowatt e Archilabò, che propone un modello educativo sperimentale e innovativo e coinvolge due istituti superiori di Bologna (Liceo Artistico ISART e Istituto Aldini Valeriani Sirani), oltre a un network di professionisti e creativi, nella progettazione di un impianto di irrigazione con tecnologie open source (con Arduino) e nella progettazione e realizzazione di installazioni artistiche con il contribuito del collettivo di architetti laprimastanza.

Non è dunque solo un orto urbano, ma soprattutto uno spazio da vivere, all’interno del quale i ragazzi delle scuole superiori coinvolte hanno l’opportunità di incontrare e collaborare con un network di professionisti e una community attiva e strutturata, sviluppando un percorso personalizzato di alternanza scuola. L’obiettivo è quello di sperimentare il modello educativo del learning by doing, dove gli studenti hanno l’opportunità di lavorare a un progetto concreto e la possibilità di mettere in gioco le loro competenze. I ragazzi sono stati anche coinvolti nella realizzazione della campagna, del video, dei loghi, delle attività di comunicazione e presentazione.

Abbiamo intervistato Samanta (Kilowatt), Ana Liza (Archilabò) e Davide (referente del community Garden) per farci raccontare meglio il progetto, gli obiettivi e le azioni realizzate.

1_Su Ort Attack

Come raccontereste “Ort Attack” in una frase a Massimo Banzi (co founder di Arduino)?

A Massimo Banzi direi che Ort-Attack è soprattutto friction, cioè quella naturale energia che si libera quando si dà agli studenti la possibilità di sperimentare i giochi dei grandi, “smanettando” senza dover chiedere il permesso a nessuno.

Come lo raccontereste all’edicolante del quartiere?

A Lino  – che parla solo in dialetto, direi: “Oh, Lino, a ghè da dar una man a chi zoven de la scola chi son drìa a fer di lavurir trop bel ai zarden margherita, int l’ort vec! I son di mondi brev, para savairen de pió vera internet e va a zercher “Ort-Attack” su feisbuc, l’è un quel incredebbil!”

[trad. Ohi Lino dobbiamo dare una mano a questi ragazzi della scuola che stanno realizzando un progetto troppo bello ai giardini Margherita, nel vecchio orto! Sono davvero molto bravi, per saperne di più apri internet, cerca Ort Attack su Facebook e guarda un po’, è davvero incredibile!”]

Come lo avete raccontato alle due scuole coinvolte?

La cosa bella di Ort-Attack, una delle sue caratteristiche principali, è che non c’è stato bisogno di “raccontarlo” alle scuole. Avevamo in mente un impianto di irrigazione programmato dai ragazzi con una tecnologia open source come Arduino e volevamo rendere l’orto uno spazio in cui la creatività e l’arte si potessero respirare. Tutto il resto è venuto da sé:  le scuole hanno interpretato e interiorizzato l’idea a seconda delle loro competenze specifiche, delle risorse umane presenti, delle inclinazioni e dei gusti di studenti  e professori. E’ stato un percorso di co-progettazione molto partecipato che ha dato forma a OrAttack e ha trasformato le idee in azioni concrete.

Quindi: co-progettazione con le scuole, per personalizzare al massimo il percorso, e libertà creativa e progettuale ai ragazzi.

[da sinistra: il progetto di Rebecca Stevens, Tommaso Frangiamone e Filippo Fabulli per una delle installazioni e i disegni realizzati da Blu e Kenny per il logo del progetto e le shoppers]

2_La campagna di crowdfunding

Come è nata l’idea di finanziare il progetto con una campagna di crowdfunding?

L’idea del crowdfunding è nata quasi insieme al progetto perché, più che una serie di azioni e interventi, OrtAttack è un’idea di comunità collaborativa e intergenerazionale. Il crowdfunding ci serviva proprio a creare una community intorno a questi ragazzi, a rendere maggiormente visibile e partecipato il percorso, a permettere il coinvolgimento di chiunque volesse contribuire. Non solo, per i ragazzi la campagna di crowdfunding è parte stessa del percorso di costruzione di competenze: devono progettare, programmare, comunicare, gestire social network, preoccuparsi e prendere le misure quando le cose non vanno: insomma una vera e propria palestra per il futuro!

Quante persone sono coinvolte nella promozione della campagna di crowdfunding? Avete dei ruoli specifici? Se si, quali?

Come tutto il progetto anche la campagna non poteva che essere gestita in modo super collaborativo, con le difficoltà organizzative che questo comporta, certo, ma è il suo bello! Siamo in tanti a occuparcene perché tante sono le realtà che animano il progetto: ci sono io (Ana Liza) per Archilabò, Samanta per Kilowatt, Davide per il Community garden delle serre, i ragazzi dell’Isart e delle Aldini che abbiamo eletto responsabili di alcune attività, i professori delle due scuole, e poi, di volta in volta, vari attori che ruotano ruota attorno al progetto ci danno una mano in qualcosa.  Non è facile coordinarci essendo in tanti, ma è anche molto divertente. Non ci sono ruoli fissi, al contrario siamo molto flessibili: in generale ci occupiamo un po’ tutti dei social media, i ragazzi diffondono la campagna a scuola e tra i genitori, tutti insieme organizziamo gli eventi offline. E per qualunque cosa possiamo sempre rivolgerci alla grandissima Elena di School Raising che ci supporta e sopporta alla grande!

[ringraziamo per i complimenti e gongoliamo un pò :)]

Come sono stati coinvolti gli studenti nella vostra campagna?

Inserire un’attività di crowdfunding all’interno delle attività di una classe è un’occasione unica per implementare un percorso di project based learning: questo significa che gli insegnanti, oltre a trasmettere conoscenze e abilità, hanno l’opportunità di progettare e promuovere una serie di competenze trasversali per l’apprendimento permanente su cui dobbiamo in generale ricostruire la didattica. In quest’ottica, agli studenti è stato richiesto di sviluppare il loro spirito di intraprendenza e imprenditorialità, di mettere in pratica competenze digitali e creative nella realizzazione del video di promozione della campagna, di occuparsi della promozione a scuola e sui social network, di partecipare a eventi offline di narrazione della campagna. Insomma, di mettersi in gioco!

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[durante la realizzazione del video della campagna]

Quali delle azioni che state realizzando stanno avendo più successo a supporto della diffusione del progetto?

Senza dubbio il progetto sta godendo di molta visibilità: questo è dovuto al lavoro sui social network, alla rete piuttosto consolidata delle realtà coinvolte (Kilowatt, Archilabò, Laprimastanza), al bellissimo video che hanno realizzato i ragazzi insieme a Lorenzo e Massimo di Kilowatt. Inoltre abbiamo realizzato un evento di presentazione del progetto a cui hanno partecipato insegnanti e genitori ad apertura campagna. E’ importante essere online, ma anche confrontarsi dal vivo e conoscere questi ragazzi da vicino, senza dimenticare che alcune persone potenzialmente interessate (genitori di studenti, professori, educatori…) potrebbero non avere dimestichezza con le tecnologie  o non conoscere il mondo dei social network. Per questo abbiamo previsto un paio occasioni da qui alla chiusura della campagna per parlare del progetto dal vivo, farlo raccontare dai suoi protagonisti, continuare a alimentare la community che sta nascendo intorno a Ort Attack.

3_Una scuola di incontro tra community

Visto che gli istituti coinvolti sono due (un istituto tecnico e un liceo artistico) avete pensato a momenti di coinvolgimento e contaminazione tra gli studenti di indirizzi di studio diversi?

La contaminazione fra le due scuole era una delle prime idee di OrtAttack: connettere due scuole ci è sembrato potesse essere un esperimento molto interessante. L’ISART è liceo artistico, l’Istituto Aldini -Valeriani un tecnico/professionale basato su competenze molto specifiche. Sono due scuole storiche di Bologna situate ai lati opposti della città, in periferie che poco hanno a che vedere fra di loro. Sarebbe davvero un’occasione persa non fare dialogare questi due mondi così lontani nel nostro sistema scolastico e sociale, ma così vicini nelle problematiche, nelle potenzialità interne, nella bellezza dei talenti che stanno formando. Sono previsti, quindi, momenti ad hoc di collaborazione tra i due istituti, nella speranza che si inneschi un processo che li porti in modo naturale a dialogare tra loro.

Il vostro progetto è fortemente legato a una community, quella che gravita intorno all’orto urbano delle Serre dei Giardini Margherita e in generale legata a Kilowatt. Come state coinvolgendo i membri della community? Avete pensato a azioni specifiche? Se si, quali?

Tutto il progetto ruota attorno al concetto di community, che è alla base della filosofia di Kilowatt. Abbiamo coinvolto non solo i membri del community garden, ma anche i coworkers , i bambini e le mamme del Kwbaby, il network di realtà che ruota attorno ai promotori (Kilowatt, Archilabò e Gramigna) e in generale tutte le persone che passano dall’orto, che è uno spazio pubblico. Abbiamo in programma alcune iniziative nei prossimi giorni che coinvolgano la cittadinanza, soprattutto gli abitanti del quartiere, poiché il progetto ha come obiettivo finale quello di modificare uno spazio pubblico e quindi un bene comune. Vogliamo che questa esperienza di crowdfunding sia un modo per avviare un percorso di coinvolgimento del quartiere – e perchè no, della città – nella gestione di un bene comune. Ognuno, può contribuire a questo obiettivo, sostenendo il progetto economicamente, ma anche raccontandolo e diffondendolo. Ci teniamo a sottolineare che i primi sostenitori sono state proprio le persone che vivono lo spazio tutti i giorni (coworkers e genitori dei bambini del co-baby), ma stiamo iniziando a ricevere donazioni anche da esterni. Abbiamo ancora circa 2 settimane di campagna, quindi ci auguriamo che la partecipazione cresca ancora di più.

Lo speriamo anche noi e facciamo un grande in bocca al lupo a tutti!

Se volete anche voi sostenere Ort- Attack, potete farlo qui.

Vi segnaliamo anche la pagina Facebook del progetto.

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