I consigli della Prof. che ha portato il quartiere (e non solo) a finanziare il “teatro di rigenerazione urbana”

Uno spettacolo teatrale per recuperare l’uso collettivo di spazi sconosciuti, abbandonati o in disuso. Questo è il progetto Spazi per Crescere, che nei primi 10 giorni di campagna ha raggiunto il 55% del budget (1.250€) grazie al contributo “non solo delle famiglie degli alunni, ma anche di un gruppo di persone più ampio e variegato, che dalla scuola si ramifica nel quartiere (Saragozza), nella città e, in alcuni casi, anche ben oltre Bologna.

La scoperta più entusiasmante di una campagna di crowdfunding

Abbiamo chiesto alla prof.ssa Emanuela Garimberti, docente della Scuola Secondaria di primo grado “Guinizelli-Carracci”, di raccontarci i primi 10 giorni di campagna e le attività che lei, le sue colleghe e i partner locali hanno progettato a monte.

Nel suo racconto si riconoscono sia l’alta capacità progettuale, che la sorpresa nel trovare il supporto di tante persone al di là della comunità scolastica: “è una di quelle occasioni in cui sentiamo di avere il privilegio di lavorare in una scuola, che si fa cuore pulsante nel corpo vivo della città”.

E, di fatto, il progetto ha come obiettivo proprio l’animazione di questo cuore pulsante:

Attraverso un percorso di “memoria attiva” i ragazzi saranno guidati a riappropriarsi in modo più consapevole e propositivo degli spazi urbani, a confrontarsi con persone di diverse età, provenienze geografiche e abitudini di vita, a rielaborare la Storia e le storie in una narrazione collettiva, che avrà il suo culmine in uno spettacolo finale, da presentare in uno spazio aperto della città.  L’intero percorso servirà a favorire la socializzazione, fuori e dentro la scuola, accentuando in ognuno la consapevolezza di far parte di un gruppo e il senso di collaborazione e di appartenenza; servirà anche a recuperare spazi sconosciuti, abbandonati o in disuso per avviarli a all’uso collettivo, instaurando rapporti di collaborazione tra la scuola, il quartiere e le altre istituzioni del territorio.

 

Consiglio numero 2: coinvolgete le associazioni e istituzioni del territorio

Sì, perché se il primo consiglio è quello di mettere la collaborazione nel cuore del progetto stesso, il secondo è quello di valorizzare questa collaborazione nella prima fase di progettazione della campagna stessa. E, infatti, Emanuela ci racconta:

Abbiamo presentato il progetto “in presenza” ai referenti degli enti, delle istituzioni e della altre agenzie formative del territorio, cioè a quegli enti che sono divenuti nostri partners nell’iniziativa e a cui abbiamo chiesto il patrocinio e l’impegno per una successiva diffusione.

 

Consiglio numero 3: coinvolgimento “emotivo” delle famiglie

Non fatevi ingannare dalla posizione del consiglio (la terza): le famiglie degli alunni sono – infatti – la prima cerchia senza la cui attivazione la nostra campagna fallisce al 100%. Una efficace strategia di coinvolgimento è un passo strategico, in questo caso basato su due azioni principali:

In una prima fase i genitori e le famiglie sono stati coinvolti in una dimensione partecipativa e di condivisione del progetto e dei suoi obiettivi didattici. Quando è stata presentata loro la possibilità di attivare una campagna di crowdfunding, abbiamo chiesto una preventiva disponibilità per la fase di diffusione.

E poi:

Abbiamo lanciato la campagna durante alcuni eventi scolastici (open day, festa di carnevale, concerto, eventi sportivi); si tratta di momenti già emotivamente coinvolgenti per i ragazzi e per le loro famiglie e questo ha senza dubbio aiutato.

Senza dimenticare che “Le occasioni di socialità a scuola, infatti,  possono servire da vetrina anche per i percorsi didattici avviati e per i progetti futuri” (ricordate le Svalbard?)

 

Consiglio numero 4: l’utilizzo dei canali digitali

Spazi per crescere ha una sua pagina Facebook – aperta, ovviamente, molto prima del lancio “per presentare le iniziative e le attività correlate al progetto”.

Ma, come spesso ripetiamo durante i nostri workshop, una buona strutturazione e utilizzo della mailing list, oltre ad attività di comunicazione e diffusione del progetto, aiutano:

Una volta che il progetto è stato reso pubblico su School Raising, il link è stato diffuso nella mailing list della scuola, tramite le mailing list degli enti partners e mediante volantinaggio.

 

In ultimo: l’importanza della narrazione

Raccontare la propria campagna di crowdfunding più e più volte, a persone diverse per grado di relazione e background culturale, è l’esercizio base per sviluppare una narrazione che raggiunga la maggior parte dei possibili finanziatori e, soprattutto, diffusori. Alla prof. Emanuela e al suo team non l’avevamo ripetuto abbastanza, ma per fortuna se ne sono accorti in tempo:

Senza averlo preventivato, ma a campagna già iniziata, ci siamo rese conto che grande importanza avrebbe avuto anche la “narrazione” che saremmo state in grado di costruire intorno al nostro progetto. È difficile che chi sta fuori dalla scuola possa rendersi conto con precisione di ciò che accade in aula. La necessità di promuovere questa iniziativa ci ha spinto a riflettere anche sulla comunicazione tra scuola e famiglia e tra scuola e città. La promozione si è trasformata in una sorta di storytelling, che ha messo in comunicazione la scuola, con le sue azioni didattiche, e ciò che le sta intorno.

 

Benvenuta solidarietà progettuale

I promotori di Spazi per crescere avevano scelto di finanziare il proprio progetto attraverso il crowdfunding perchéci è sembrato un mezzo più solidale di chiedere un contributo: sulla piattaforma chi può dare, dà, senza imbarazzi e, volendo, anche in forma anonima”.

Gli stessi promotori sono stati sorpresi nel vedere come per i finanziatori il contributo economico al progetto esprimesse la chiara volontà di ridare vita agli spazi del quartiere (che in alcuni casi non è il proprio), grazie al lavoro dei suoi futuri abitanti: gli studenti dell’Istituto Comprensivo 8.

E allora lanciamo una petizione: quando parliamo di solidarietà nel crowdfunding, non dimentichiamoci di accostarvi la parola progettuale: una solidarietà vincolata alla possibilità di condividere il valore di un progetto fuori dalla comunità scolastica, come nell’esperienza della prof. Emanuela e del suo variegato team di lavoro (colleghi, partner esterni, genitori e, soprattutto, studenti).

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