3 storie per spiegare perché si fa presto a dire: “Ci dovrebbero pensare le istituzioni …”
Dal momento del lancio di School Raising abbiamo registrato, come ci aspettavamo, due tipi di reazioni:
- Le prime sono di entusiasmo per la nascita di una start-up (sociale) che vuole sostenere la scuola italiana. Un sostegno sia finanziario che di attrazione di idee e talenti provenienti dal mondo scolastico allargato.
- Le seconde sono di allarme per un’istruzione che dovrebbe essere finanziata da quelle istituzioni che anche per questo ricevono le tasse dei contribuenti, e che quindi non dovrebbe aver bisogno di un ulteriore contributo finanziario da parte di questi (e di quello creativo?).
Premettendo che entrambe le reazioni sono giuste e giustificabili, mi sento in dovere, avendo deciso di investire tempo e denaro in questo progetto in cui credo, di condividere 3 storie che mi sono venute in mente a riguardo negli ultimi giorni.
Si fa presto a dire: “Ci dovrebbero pensare le istituzioni …”
… quando ci sono migliaia di professori, genitori e professionisti che si sbattono per garantire alle future generazioni una formazione degna di questa era storica. Ne abbiamo incontrati diversi in questi mesi, e molti ci stanno scrivendo in questi giorni.
Abbiamo già raccontato la storia di Enzo Femia, promotore del laboratorio teatrale del Malafarina, che ha messo di tasca propria i soldi necessari per portare i suoi ragazzi ad un concorso teatrale ad Altomonte (immaginato quanto costa spostare scenografia e 30 ragazzi in autobus).
Poi ci sono i genitori dei ragazzi di un liceo di Ferrara, che insieme ad alunni e professori hanno utilizzato le vacanze ed il tempo libero per portare all’interno del proprio istituto una stampante 3D .. ma questa è un’altra storia di cui leggerete presto.
Si tratta di persone che i tagli li hanno visti e vissuti, e, oltre a denunciarli, si sono messi a lavorare ancora di più. Si fa presto a dire: “Ci dovrebbero pensare le istituzioni …” quando ci sono loro.
Le 5000 mila stampanti 3D per le 5000 scuole nordamericane
Luca, facendo ricerca per uno dei due progetti in lancio per questa settimana, ha scoperto come negli USA stiano portando 5000 stampanti 3D in altrettanti istituti, grazie ad un progetto iniziato sul portale di crowdfunding DonorChoose.org.
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The American people don’t expect government to solve every problem. They don’t expect those of us in this chamber to agree on every issue. But they do expect us to put the nation’s interests before party. Da qui
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Il progetto nasce come risposta ad un appello di Obama che a sua volta riprende esplicitamente un famoso discorso di un suo predecessore:
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“Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”.
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Poiché lo stato è costituito dai suoi cittadini possiamo azzardarci a sostituire la parola “paese” con “professore” o “vicino di casa” o “genitore” etc.. , ottenendo un bell’effetto.
Si discuteva dei problemi dello stato ..
La terza ed ultima storia, è quella narrata da Stefano Rosso nella sua “Una storia disonesta”.
Come i protagonisti di questa storia, personalmente ho dedicato il giusto tempo durante l’adolescenza a discutere dei problemi dello stato. Ed ne dedico tanto tempo tutt’oggi. Ma a queste discussioni affianco le ore passate davanti al computer, al telefono, in mezzo alla gente o con una valigia in mano. Fortunatamente lavoro ed incontro persone con la stessa passione per il fare.
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E casa mia pareva quasi un parlamento, erano in quindici ma mi parevan cento
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Buon ascolto :)
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Piccolo Disclaimer ironico
questo articolo è frutto di una riflessione privata di Guglielmo Apolloni, co-fondatore di “Alzati o scuola” (visto che ci è stato criticato l’eccesso di inglesismo nella scelta del nome)
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